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Il 27 dicembre 1907 nasce a Palmanova, in provincia di Udine, Quirino De Giorgio protagonista fondamentale nel panorama architettonico veneto del Novecento, grazie ad opere che ritraggono intensamente la sua epoca e soprattutto rappresentano il Futurismo. A Padova i sintomi del Futurismo si manifestano a partire dagli anni Venti con la I Esposizione delle Belle Arti e la II Esposizione Nazionale d'Arte. Il 23 novembre 1925 Pilade Gardin, Dino Vittor Tonini e Tommaso Albano fondano il Futurismo Padovano. Nel 1926 Filippo Tommaso Marinetti, il teorico del movimento futurista, tiene al teatro Eden di Padova una conferenza su Futurismo e Fascismo, e la città entra nel circuito della prima avanguardia storica del Novecento. Tre anni dopo Marinetti inaugura ili Nuovo Corso del Futurismo con l'Aeropittura, poi l'Aeroscultura e l'Aeropoesia, con uno sforzo ideologico e iconografico che vede in Carlo Maria Dormal, il suo coordinatore e promotore. Nel 1931 viene inaugurata, nella città omonima, la prima mostra del Movimento Futurista Padovano, la Mostra dei 7 Futuristi Padovani, con le opere di Dalla Baratta, De Giorgio, Dormal, Peri, Sgaravatti, Voltolina e Crali, il gruppo rappresenta la continuazione del primo Gruppo Futurista Padovano fondato nel 1925 che nel frattempo ha perso l'entusiasmo dell'azione. «Il Club dei 7 è un Club esistente in via Porciglia, fondato da sette uomini il giorno sette; ragion per cui dal fatidico numero viene dedotto il nome del Club. Il presidente era il sig. Uno, ed i soci i sigg. Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei e Sette», così Leon Viola, futuro regista cinematografico, presentava il Movimento Futurista Padovano in occasione della prima mostra. De Giorgio e Carlo Maria Dormal organizzano nel 1932 la I Mostra Triveneta d'Arte Futurista che viene inaugurata da Marinetti. Da maggio a novembre dello stesso anno il Futurismo italiano è alla Biennale di Venezia: il movimento futurista presenta, tra gli altri, lavori di Balla, Benedetta, Dottori, Fillia e Quirino De Giorgio con l'opera Raun. Per Quirino De Giorgio è la consacrazione: entra nel gotha degli aerofuturisti, e instaura un legame di stima e amicizia con Marinetti, il quale lo definisce «un secondo Sant'Elia», altro grande architetto futurista. Intorno alla metà degli anni Trenta Quirino De Giorgio milita nel partito fascista allontanandosi dal Futurismo. E proprio nel momento in cui il partito dà impulso alle opere edilizie per la formazione delle giovani generazioni, De Giorgio si avvia a divenire il principale interprete dell'architettura del Fascismo nella provincia di Padova. L'architetto "senza timbro", così canzonato poiché si laurea a 50 anni, progetta e realizza opere che hanno lasciato un'impronta significativa della fisionomia architettonica veneta, quali le Case del fascio e i nuovi Borghi rionali che sostituiscono i casoni a seguito della campagna promossa dal regime. Dal 1936 viene realizzato il Borgo Rurale di Vigonza, negli anni immediatamente successivi il Borgo Rurale di Candiana, e i due gruppi rionali Buonservizi e Cappellozza a Padova, inaugurati entrambi da Mussolini. Quirino De Giorgio si dedica anche all'edilizia cinematografica, progettando e realizzando a Padova il cinema Quirinetta e Altino, quest'ultimo nel progetto originario si doveva sviluppare su tre livelli, il primo interrato chiamato Mignon, il secondo a quota strada sede dell'attuale cinema ed infine il terzo sul tetto mai utilizzato per le proiezioni all'aperto. Quirino De Giorgio progetta nella periferia di Padova numerosi altri cinema. L'edilizia per lo spettacolo fa parte del suo percorso professionale e il teatro Quirino De Giorgio di Vigonza, rappresenta una delle prime opere realizzate in quest'ambito. Il borgo rurale Fratelli Grinzato a Vigonza è realizzato negli anni 1936-1938. Il mattone è il protagonista del disegno della facciata d'ingresso del teatro, che richiama, con il suo profilo convesso, la concavità del prospetto della casa del fascio, posta sull'altro lato della piazza e le abitazioni del borgo che si trovano a est del teatro, dominate anch'esse dal mattone faccia a vista. Il mercato coperto, annesso al teatro, è caratterizzato da un'analoga presenza totalizzante del mattone, impiegato con funzione strutturale nelle arcate che disegnano i portici, e nella colonna monumentale che ne segna il limite sulla strada. Partendo dalla tradizione costruttiva veneta imperniata sull'uso del mattone, De Giorgio lo utilizza in modo creativo, sperimentando tutte le possibilità formali e decorative che questo materiale permette. Per le colonne del teatro di Vigonza, ad esempio, fa eseguire dei mattoni arrotondati a forma di "C", perché vuole che questi siano perfettamente accostati senza che si vedano le connessure della malta. L' impiego delle finestre in queste opere degli anni Trenta è limitato, anzi vengono persino rimpicciolite: le finestre non devono "disturbare" i volumi che compongono le architetture, con posizioni casuali o puramente funzionaliste. Lo sguardo di Quirino De Giorgio rifugge le apparenze di edifici accattivanti e s'immerge nella struttura profonda del luogo, nella sua natura, nella sua memoria e nel tessuto sociale. Ne scaturisce una monumentalità priva di retorica, memore di figurazioni metafisiche anteguerra, ma capace, caso abbastanza raro nell'architettura contemporanea italiana, di comunicare atmosfere surreali in un contesto urbano ben definito. I complessi architettonici di Quirino De Giorgio ricordano le atmosfere delle "Piazze d'Italia" di De Chirico, con ombre nette e taglienti che si stagliano nelle giornate di sole. Il Borgo Rurale che per molti anni è stato abbandonato al tempo, all'incuria e al disprezzo, per le occasioni che l'hanno generato, è diventato nonostante questo un simbolo: "le casette di Mussolini" rappresentano per gli abitanti di Vigonza un luogo dove l'immagine del territorio non è solo percezione visiva, ma anche interpretazione di fattori emotivi, psicologici e culturali, contribuendo alla formazione di quell'aspetto caratteristico e riconoscibile chiamato "genius loci", il genio del luogo. Durante la guerra viene demolita l'aiuola circolare con il cedro davanti al teatro. Il pozzo viene riempito d'immondizie. Il mercato coperto, costituito da un porticato oblungo definito da due sequenze di aperture ad arco, viene chiuso con pareti intonacate e utilizzato come abitazione. Il teatro viene trasformato in orfanotrofio parrocchiale e inaugurato solennemente il 22 maggio 1956, come la "Casa di Nostra Signora di Lourdes". Negli anni a seguire il teatro ritorna in mano pubblica e negli anni ottanta, viene edificata sul lato est dell'edificio, una "villetta", contenente la centrale termica e un piccolo alloggio, che deturpano la facciata principale del teatro. Il 21 febbraio 2010, dopo due anni di lavori di restauro, viene inaugurato il teatro comunale intitolato a Quirino De Giorgio. I lavori, secondo le concezioni del restauro moderno, rendono al teatro il riconoscimento del valore storico - artistico e della funzione compatibile con la sua identità originaria, dopo la serie di interventi che nel corso del tempo hanno modificato sia i tratti architettonici, sia la destinazione d'uso. (Testo di Antonella Bison, tratto dal catalogo della mostra fotografica "Q Lo Spirito del Luogo: immagini di un'architettura diventata un marchio" - Vigonza, 2011) Vedi il catalogo della mostra "Q Lo Spirito del Luogo" Vita e opere di Quirino De Giorgio - da Wikipedia
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